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Racconto:Catene di Nuvole

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    Gorad Barbatonante
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    Registrato il: 30/03/2007
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    00 30/03/2007 13:15
    Tratto anch'esso dalle vicende della Sardegna postapocalittica ideata dal mio gruppo di gioco, questo racconto è uno dei pochi in cui credo (forse un pochino presuntuosamente) di aver legato il concetto di magia al futuro della mia terra. Amo il folclore della mia isola, L'isola Bambina come la chiamiamo noi. Questo racconto mi ricorda che non ci sarà mai abbastanza cemento per cancellare tale amore dal mio cuore.

    ***

    Catene di Nuvole

    La notte le favole stingono e si vestono di nuvole.
    Sulla sommità della montagna aleggiavano in attesa della nuova stagione pazienti e sonnolente, infastidite di quando in quando da venti pungenti.
    Le colline di Fonni brulicavano di vita. Schiamazzi di donne, bambini e galline.
    Vecchi ciucchi, genia di nobili lavoratori che avevano servito nelle miniere, arrancavano ora giù dalla montagna, guidati da uomini in cappotto e berrita che li esortavano decisi tenendoli alla longia.
    Portavano un carico prezioso che avrebbe fruttato bei quattrini o almeno degni favori.
    Le nuvole intanto macchiavano d’ombra la mulattiera che scorreva pigra accanto alla vecchia funivia.
    Lui li aveva osservati mentre frantumavano e caricavano in groppa alle loro bestie il cristallino ghiaccio. E si domandava cosa provassero , cosa trovassero nel duro lavoro, in quel compromesso di libertà che lui non avrebbe mai vissuto.
    Conosceva la montagna come riconosceva il proprio odore, perché lui era il guardiano della montagna e la montagna era la sua prigione.
    Gli uomini della valle lo temevano come già avevano temuto suo padre e si tenevano alla larga dalla sommità rocciosa dove sorgeva la torre.
    E così lui era solo. Da solo e con un padrone violento.
    Il suo signore era antico e potente, alto sedici piedi e forte come tutti i giganti. Era il mere della montagna, il padrone del ghiaccio e delle terre giù a valle.
    Se gli uomini lo riverivano, lui permetteva che salissero a prendere il ghiaccio da vendere ai villaggi vicini. Altrimenti diveniva iracondo e ogni giorno soffiava il gelo nella vallata.
    Col tempo gli abitanti avevano accettato le piccole spese da affrontare per contentare il loro padrone. Una bestia ogni giorno, birra e vino in abbondanza e un bimbo sfortunato due volte l’anno.
    Per fortuna il Padrone dormiva per gran parte del giorno. Così lui poteva guardare le nuvole sbadigliare e, quand’era fortunato, gli uomini lavorare appena sotto il pianale.
    Era giovane ma aveva appreso già tanto sugli uomini e sulle loro abitudini. La cosa che gli muoveva maggiore interesse erano i nomi.
    Si, perché gli uomini si chiamavano tra loro e rispondevano a quel richiamo. Perfino le loro bestie parevano esserne dotate.
    Ed erano in un certo qual modo liete di quel nome che pareva ridar loro la fiducia, il senso dell’orientamento.
    Lui non aveva un nome, che vergogna.
    Le bastonate del padrone, quel padrone ingrato che ora vestiva la pelle lanosa di suo padre.
    Ma dove andare, in un mondo sconosciuto dove tutto ciò che si allontana dalla montagna diviene irrimediabilmente piccolo, sino a sparire. Dove andare senza un padrone, portando con se la paura fin negli occhi degli uomini. Dove andare.
    Se solo qualcuno gli portasse un nome…

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    =nebbiolina=
    Post: 11
    Registrato il: 30/03/2007
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    00 30/03/2007 15:11
    Hai uno stile davvero evocativo... Complimenti!
    Ma è un incipit? Se così fosse mi piacerebbe molto leggere il resto! Parli di gioco però... Gioco di ruolo? [SM=g27994]m13:
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    Gorad Barbatonante
    Post: 13
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    Avventore
    00 30/03/2007 15:33
    Guarda che potrei abituarmi ai complimenti, è pericoloso! [SM=g27994]m18:
    Esattamente. Io sono un incallito giocatore di ruolo... potremmo dire che ne sono dipendente.
    Le cose che sto postando sono in effetti piccoli racconti scritti di getto che hanno poi ispirato intere avventure o addirittura progetti più ambiziosi quali romanzi.
    Purtroppo sono estremamente lento e per ora solo uno di questi progetti progredisce con tenacia.
    Lieto che i miei vaneggiamenti ti stiano piacendo [SM=g27994]m18:

    Comunque, ragazzi, non abbiate paura di criticare. Se ci fossero termini incomprensibili o scelte stilisticamente discutibili, non esitate, non siate timidi. Io li assimilerò in maniera costruttiva.
    Grazie a tutti per l'attenzione
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    =nebbiolina=
    Post: 13
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    Avventore
    00 30/03/2007 16:52
    Uffa... Tra le righe già mi si taccia di "buonismo"? [SM=g27994]m18:
    Eh sì che l'Oste dice sempre che sono ACIDA [SM=g27994]m20:

    Credo che ognuno sia libero di esprimersi senza censure e visto che non solo non vi conosco, ma non avrei neanche motivo di "mentire" riguardo al mio personalissimo gusto di lettrice, o di (come dire?) "estimatrice d'arte", non dubitate del fatto che, quando lo riterrò opportuno, arriveranno anche le "critiche". Mi auguro facciate anche voi così! [SM=g27994]m13:

    Quanto ai giochi di ruolo, mi affascinano molto, ma ho giocato una sola volta a Vampiri... Ho mollato il gruppo appena scoperto che non potevo impersonare la mia stirpe preferita, rappresentata solo da npg.

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    Zerph
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    00 30/03/2007 17:33
    Io sarò critico e desidereri un senso critico per la valanga di "robbbba" che posterò! ^___^

    Questo racconto mi piace Gorad, sopratutto per l'idea... però io avrei lasciato il mistero fino all'ultima riga e avrei rivelato l'identità del Protagonista dello scritto proprio prima del punto di chiusura.

    Ma è una mia deformazione, io amo i racconti che spiazzano o che portano il lettore a credere di aver inquadrato la situazione per poi essere stordito repentinamente alla fine con un colpo di scena. ^__^

    Altra cosa: il racconto mi pare molto professionale, dal gusto puramente letterario intento... tipo i racconti di grandi autori del novecento che si leggono nel libro di "itaGLIano" alle superiori. [SM=g27994]m7:

    Forse perchè è ambientato in un paese italiano, con quel non so che di gusto patriottico e attaccamento alle ragici della propria terra.
    Non avrei mai detto che faccia parte di un gioco di ruolo... (senza offesa per gli rpg che adoro)

    [Modificato da Zerph 30/03/2007 17.40]








    www.narsilionworld.net http://locandadeisemplici.leo.it/
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    Gorad Barbatonante
    Post: 15
    Registrato il: 30/03/2007
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    Sesso: Maschile
    Avventore
    00 30/03/2007 17:54
    E' giusto, Zerph. Me lo ha fatto notare anche un'amica. Anch'io sono per i finali col botto ma stavolta, non chiedermi proprio il motivo, i veli si scostano progressivamente. Non ti saprei rispondere, temo sia l'influenza della Sardegna che narcotizza i tempi.
    L'edizione stampata rendeva di più perchè l'immagine si scopriva solo voltando pagina. Ciò non rendeva più difficile comprendere l'entità ungulata del personaggio ma dava in un certo qual modo quel "botto" in quanto un muflone, presumibilmente di stazza innaturale, può a buon diritto essere l'immagine più selvaggia delle "alture" sarde.
    Comunque sono d'accordo con te: il finale è forse troppo rilassato. [SM=g27994]m13:
    Vediamo cosa ne pensano gli altri
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    =nebbiolina=
    Post: 18
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    00 30/03/2007 19:03
    Come già detto, anche a me piacciono i finali ad effetto, ma non tutti i racconti devono necessariamente concludersi così secondo me... L'unica nota stonata a parer mio, resta l'amaro in bocca di voler continuare a leggere un racconto di cui questo sembra solo un meraviglioso incipit. Si vede che è uno scritto da cui ha preso forma e vita qualcosa di più grande e da lettrice, rimango molto impressionata e incuriosita [SM=g27994]m7:
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    Dama Shalee
    Post: 13
    Registrato il: 30/03/2007
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    00 01/04/2007 00:33
    Concordo con nebbiolina sullo stile evocativo...
    ed anche sul fatto che al racconto sembra manchi un seguito...
    Complimenti... le immagini della "gente sarda" sono rese in modo meraviglioso... [SM=g27994]m12: